Paolo Benvegnù era molto più di un cantautore. Era un narratore, un architetto di paesaggi interiori, un “pittore sonoro” per cui ogni accordo, ogni verso sembrava contenere mondi nascosti.
Serpeggiante, notturno e misterioso come una colonna di fumo fluttuante in una strada di periferia semi abbandonata. Dove saremmo oggi senza il “Trip-Hop”? Non lo so, ma staremmo in un posto meno ...